Saint Barth

Dopo circa 70 miglia di navigazione notturna da Barbuda, senza vento e con mare incrociato, che si traduce in 12 ore di insonnia in centrifuga, siamo arrivati insieme alla pioggia nella baia di Gustavia, capitale dell’isola di Saint Barth, isola francese d’oltremare. E’ il 31 Dicembre ed il Golfo ed il Marina sono affollati di yacht lussiosi ed esclusivi, barche a vela di ogni genere, tra i quali abbiamo zigzagato prima di trovare un ormeggio all’ancora sotto l’arcobaleno.

Stanchi ed affamati scendiamo a terra per concederci una colazione francese di pain au chocolat e brioche burrose da tocciare in un buon capuccino. Ci sediamo a Le bar de l’Oubli, punto nevralgico del centro di Gustavia e veniamo traumatizzati dal ritorno alla civiltà: traffico, sfilate modaiole di veri ricchi e di aspiranti tali che alle 10 di mattina sembrano usciti da una vetrina delle grandi firme, contrattazioni nervose al tavolo accanto per concludere chissà quale affare firmando assegni in modo nevrotico, suonerie di cellulari, conversazioni ad alta voce, camerieri rimbalzati in ogni tavolo, omologazione da medicina estetica.

Consumiamo la colazione, svolgiamo le pratiche doganali e ci rintaniamo nuovamente in barca. Nonostante il traffico di barche l’acqua della baia è limpida e trasparente, piena di pesci e tartarughe ed un tuffo riequilibra gli umori.

Per la serata siamo ospitati a bordo del bellissimo Amel di Giampiero e Mara e attorno a noi il buio è costellato da un cerchio di luci composto da quelle della costa che proseguono senza interruzione in quelle delle barche, le luci delle stelle e le luci dei fuochi d’artificio, cosicché, invece di essere in mezzo al mare sembra di essere attraccati nella piazza di una metropoli.

Partecipiamo ai festeggiamenti con una tromba da stadio e poi scendiamo a fare due salti al pub Select dove la semplicità sostituisce la ostentata eleganza della mattina. Locale spartano, economico, semplice, musica locale e internazionale, tutti che ballano all’aperto. Mi rimorchia in pista un ballerino sulla settantina noncurante della tracheotomia portata meglio che un papillon: è il karma del medico?


Il primo giorno dell’anno è volato via tra telefonate di rito, un pranzo con gli amici alla Creperie St Barth e gironzolando per le vetrine dei negozi di Gustavia. Il golfo si è già’ visibilmente svuotato.

Il 2 Gennaio noleggiamo per 60 euro un scooter, perfetto per visitare l’isola nonostante alcuni saliscendi un pò impegnativi. La prima tappa è l’areoporto a St Jean per l’atterraggio di piccoli aerei privati o di linea intercaraibica. Basta fermare lo scooter all’incrocio che si affaccia sulla pista ed aspettare con gli altri curiosi l’arrivo di un aereo che ti sfiora la testa col carrello per atterrare in una pista cortissima che termina in mare!

Solo dopo un bombolone e un panbrioche straboccanti di crema (Petite Colombe Bakery) esploriamo tutte le spiaggie a partire da Colombier, immancabilmente bellissime, ma bellissimo è il territorio con una vegetazione che ricorda quella mediterranea e piccole case in stile cottage, basse, eleganti, educate nel contesto dei colori e delle curve dell’isola. Nel paese di Lorient perfino il cimitero è così raffinato che non sembra piu’ un gran peccato morire: vista mare, fiori coloratissimi, ordinato ed armonico.


Ci fermiamo nella spiaggia omonima, Lorient, sulla quale si affacciano piccoli meravigliosi cottage in legno.
Breve sosta alla farmacia Island per curiosare tra eccezionali cosmetici e per comprare le creme di Saith Barth, una favolosa miscela di oli naturali dal profumo così straordinario da sembrare un frutto tropicale appena raccolto e con una effetto velluto sulla pelle che ogni donna dovrebbe almeno una volta nella vita indossare. La farmacista è una ragazza francese con cui è facilissimo socializzare per scoprire che il fidanzato è di Rimini come noi. E via di risate. Ma si sa, a lasciarsi andare a parlare con gli altri le sorprese non finiscono mai.
Marigot, Grand Cul de Sac, Petit Cul de Sac, Toiny, Grand Fond fino alle stupende acque delle Salin. Tutte queste spiagge hanno all’ingresso i posaceneri portatili ricavati dalle lattine di CocaCola e i cartelli di avviso su come riconoscere le impronte sulla sabbia di un tartaruga: chiunque le avvisti deve chiamare un numero di soccorso per la protezione delle uova deposte.

Si torna in barca, si salpa ancora una volta, lasciandoci alle spalle questa elegantissima perla europea oltremare.

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